Anoressia e bulimia, i campanelli d’allarme e i percorsi per guarire
di Davide Laera (II H)*
Disturbi dell’alimentazione come anoressia, bulimia nervosa e alimentazione compulsiva colpiscono, in un caso su dieci, già nella preadolescenza.
E’ questo il dato diffuso dall’Ospedale Niguarda di Milano, dove opera un centro di riferimento nazionale per queste patologie e dove è appena stato inaugurato un nuovo reparto dedicato.
Un centro di eccellenza dove ben 1 paziente su 4 arriva da fuori regione.
SI PUO’ GUARIRE
I disordini alimentari, di cui anoressia e bulimia nervosa sono le manifestazioni più note e frequenti, sono diventati nell’ultimo ventennio una vera e propria emergenza di salute mentale per gli effetti devastanti che hanno sulla salute e sulla vita di adolescenti e giovani adulti.
Anoressia e bulimia: ci vuole tempo, ma si può guarire nella gran parte dei casi
Un allarme spesso sottovalutato dai mass media che trattano questi distrubi solamente nel momento in cui avviene la morte di modelle o giovani studentesse. «In realtà di anoressia e bulimia nervosa si guarisce, basta intraprendere un percorso mirato di terapie» dichiara Maria Gabriella Gentile, responsabile del Centro per la Cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare all’Ospedale Maggiore Niguarda di Milano.
NON PIU’ MALATTIE RARE
Anche se in Italia non è presente un osservatorio su questo genere di disturbi, si stima che ogni anno vi siano 4-5 mila nuovi casi attesi che si sommano a quelli già presenti.
Anoressia e bulimia nervosa rappresentano dunque un enorme problema emergente di rilevanza sia sociale che sanitaria.
In passato questi disturbi erano classificati nella categoria delle malattie rare ma negli ultimi cinquant’anni le cose sembrano cambiate notevolmente dal punto di vista numerico.
LE CAUSE
Anoressia e bulimia nervosa in 9 casi su 10 colpiscono prevalentemente le persone di sesso femminile. «Anche se non sono stati chiariti ancora tutti gli aspetti di queste malattie, è indubbio che la pressione socio-culturale dei paesi occidentali degli ultimi decenni abbia giocato un ruolo chiave» spiega la dottoressa Gentile.
Spesso infatti la patologia si innesca in persone fragili che vengono schiacciate dai sempre più invadenti ed assurdi modelli di magrezza che la società impone attraverso i mezzi di comunicazione.
PRIME AVVISAGLIE
Diversi sono i campanelli d’allarme che dovrebbero fare sospettare un genitore, un insegnante o un amico della presenza di un disturbo alimentare. «Tra i vari comportamenti anomali vi è il disagio relazionale con i propri coetanei, la tendenza ad isolarsi e il comportamento ossessivo e perfezionistico nei confronti dello studio» spiega la dottoressa Gentile.
Non a caso le ragazze che soffrono di anoressia e bulimia nervosa sono spesso tra le migliori della classe. Inoltre, per quanto riguarda l’aspetto alimentare, la tendenza è quella di assumere cibo in maniera sempre più selettiva. Un modalità che porta inesorabilmente ad una visione del proprio corpo completamente alterata rispetto alla realtà. Un corpo grasso nonostante la magrezza estrema.
COSA PUO’ FARE UN GENITORE?
Accorgersi dei primi segni della malattia rimane di fondamentale importanza. «I genitori dovrebbero capire immediatamente che c’è qualcosa di strano. Riconosciuti i primi segnali bisognerebbe parlarne subito con il proprio medico o, nel caso delle più piccole, con il pediatra. E’ importante che ciò avvenga perchè molto spesso i genitori, frenati dalla natura psichica della malattia, chiedono aiuto quando la malattia è già conclamata» spiega la dottoressa Gentile.
QUALI CURE?
Guarire è possibile e l’obiettivo può essere raggiunto seguendo un percorso terapeutico mirato. «L’approccio alla cura è duplice: si deve curare il corpo e la mente. Attraverso questo metodo è possibile guarire. Ogni anno festeggiamo con le nostre ex-pazienti la nascita dei propri bambini. Guarire e tornare ad una vita normale sotto ogni punto di vista dunque è possibile» conclude la dottoressa Gentile. Il percorso, la cui durata è dipendente dal grado di sviluppo del disturbo, necessita l’intervento di un’equipe multidisciplinare che coinvolga sia la persona malata che i suoi familiari.
Purtroppo in Italia la situazione è ancora molto disomogenea e le regioni all’avanguardia in cui trovare centri organizzati per questo genere di disturbi sono ancora poche. Uno di questi è quello dell’Ospedale Niguarda a cui si rivolgono molte persone provenienti anche da altre zone d’Italia.
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