A spasso per Napoli con il Pcto: Galleria Umberto I

Di Elisabetta Vitale, Federica D’Arielli, Daniela Serraino e Benedetta Afeltra (III H)

In occasione dell’uscita sul territorio di Napoli, come conclusione del percorso PCTO di quest’anno scolastico seguito dai tutor Monica Esposito e Valerio Chiocca, la classe 3°H ha svolto diverse ricerche sui luoghi simbolo della città di Napoli. Il nostro gruppo ha preparato una relazione sulla storia e le curiosità della Galleria Umberto I. La Galleria fu costruita in soli 3 anni, i lavori iniziarono nel 1887 e terminarono nel 1890: presto divenne il centro “mondano” di Napoli. La Galleria sorge su un groviglio di strade parallele raccordate da brevi vicoli, che da via Toledo sbucano di fronte a Castel Nuovo. L’ingegnere che la edificò fu Emmanuele Rocco e il suo progetto prevedeva una galleria a quattro braccia che si intersecava in una crociera ottagonale coperta da una cupola. Il 19 novembre 1890, la nuova galleria veniva inaugurata.  

La Galleria Umberto I ha 4 ingressi:  L’ingresso principale si apre su Via San Carlo ed è composto da una facciata ad esedra che in basso è costituita da un porticato retto da colonne di travertino e da due archi ciechi, uno immette alla galleria e l’altro dell’ambulacro. Sulle colonne poste ai lati dell’arco di sinistra sono rappresentate in marmo le quattro parti del mondo: Europa, Asia, Africa e America. Nelle nicchie sovrastanti ci sono: a sinistra la Fisica e a destra la Chimica. L’arco che è posizionato alla destra dell’osservatore è simmetrico all’altro e sulle quattro colonne che lo affiancano ci sono quattro statue raffiguranti l’Inverno, la Primavera, l’Estate e l’Autunno. Le stagioni alludono allo svolgersi del tempo e al passare inevitabile della vita. Nelle nicchie sovrastanti ci sono il Genio della Scienza e il Lavoro. Alla fine c’è un gruppo marmoreo raffigurante il Commercio e l’Industria semisdraiati ai lati della Ricchezza. L’autore di queste opere è il carrarese Carlo Nicoli. La facciata su via Toledo reca due coppie di putti con scudi nei quali sono rappresentati gli emblemi dei due seggi di Napoli: il cavallo frenato per Capuana a destra, ed una porta per Portanova a sinistra. La facciata su via Santa Brigida presenta gli emblemi dei seggi di Porto, con l’uomo marino a sinistra, e di Montagna con i monti a destra. Ai lati dell’arco ci sono due pannelli allusivi alla guerra e alla pace. La facciata di via Verdi ha gli emblemi del seggio di Nido, con un cavallo sfrenato a sinistra, e del Popolo, con la P a destra. Ai lati dell’arco sono presenti due pannelli allusivi all’abbondanza e alla ricchezza caratterizzati dalla coltivazione della terra e dall’esercizio della navigazione. 

La Galleria Umberto fu innalzata affinché nel centro cittadino ci fosse uno spazio pubblico sufficientemente grande e al riparo dalle intemperie. La Galleria non aveva solo un’importante funzione commerciale e sociale, ma anche monumentale: non poteva certo sfigurare rispetto alle bellezze artistiche presenti nei suoi pressi come il Maschio Angioino, la basilica di San Francesco di Paola, il teatro San Carlo e Palazzo Reale. In poco tempo nella Galleria si concentrarono botteghe, studi professionali, redazioni di giornali, uffici e atelier di moda fino a diventare uno dei luoghi dove accadevano i piccoli e grandi eventi della città di Napoli. 

Nella Galleria non c’erano solo i locali per il commercio. A pochi passi dall’ingresso di via Santa Brigida fu costruito un piccolo teatro sotterraneo decretato ad accogliere concerti da camera: il Salone Margherita. Per più di vent’anni questo teatro fu la sede principale dello svago notturno dei napoletani, accogliendo diversi importanti personalità nazionali come: Matilde Serao, Salvatore Di Giacomo, Gabriele D’Annunzio, Roberto Bracco, Ferdinando Russo, Eduardo Scarfoglio, Francesco Crispi e John Horne Burns, il quale ambientò a Napoli il romanzo The Gallery (1947), titolo che prende il nome dalla Galleria. Ma il Salone Margherita cominciò il suo declino alla vigilia del primo conflitto mondiale a causa anche della concorrenza di altri teatri. Durante le due guerre il teatro non fece altro che vivere di ricordi senza mai riuscire a raggiungere nuovamente lo splendore del passato. Nel corso della seconda guerra ospitò l’avanspettacolo, poi saltuariamente la “Canzone sceneggiata” e poi andò verso un inesorabile tramonto dei suoi fasti. 

La Galleria si può raggiungere direttamente da Corso Garibaldi per poi proseguire per Corso Novara, ma è possibile raggiungerla anche con la linea 1 metropolitana che collega Piazza Garibaldi a via Toledo. Da qui con una passeggiata di una decina di minuti si può raggiungere via San Carlo dove troviamo l’ingresso principale della Galleria.