Alla scoperta del territorio stabiese: studenti in visita alla Corderia

di Annarita D’Auria (IV Q)

Il Pon “Terra mia”, attivato dall’Its Sturzo durante quest’anno scolastico e curato dalle professoresse Maria Rosaria D’Apice e Ida Elefante, ha l’obiettivo di far conoscere meglio a noi ragazzi il nostro territorio e le sue ricchezze, spesso tenute nascoste. Noi studenti siamo stati lieti di visitare la Corderia di Castellammare di Stabia. È la corderia più antica d’Italia, tra le più antiche d’Europa ancora in attività, fondata da Ferdinando IV di Borbone. Con alla guida il direttore dello stabilimento, il Capitano di Vascello Andrea Caporossi, siamo rimasti incantati e affascinati da ciò che i macchinari, affiancati da operai, sono capaci di realizzare ma, principalmente e specialmente, dalla passione degli artigiani nel realizzare i diversi intrecci delle corde. La Corderia era un’officina del Cantiere. In seguito ad una missione affidata al capitano di Marina si progettò la ristrutturazione della fabbrica, che diventò la Corderia ufficiale del Regno delle Due Sicilie. Inoltre, l’edificio storico della corderia era lungo 300 metri, per distribuire uniformemente la fabbrica in lunghezza; al suo interno veniva impiegato un trenino per il trasporto dei materiali. L’edificio storico riveste oggi la funzione di “Museo del Mare” e vengono conservati al suo interno oggetti di produzione della corderia.

I cordami vengono fabbricati o con le fibre naturali, come canapa e juta, o con fibre sintetiche, quali polipropilene, poliammide (nylon) e poliestere.

Per quanto riguarda la fabbricazione automatica, essa può avvenire tramite più macchine collegate tra loro, ognuna delle quali ha una determinata funzione (torcitrici per la torcitura dei filati) o tramite un unico macchinario, che di solito è impiegato per la costruzione di corde spesse o funi che saranno sottoposte ad una forte trazione. I fili, richiamati attraverso un perno, si attorcigliano tramite un sistema di rotazione continua.

Per le funi ancora più grosse, il procedimento si divide di solito in più fasi, che prevedono l’utilizzo di macchinari mobili, che riproducono l’intreccio dei fili proprio del cordaio. Per le corde a struttura piatta, i fili si sovrappongono l’uno sull’altro e quindi si cuciono.

La visita ci ha permesso di apprendere tutti questi processi di lavorazione e ci ha consentito di riscoprire una realtà di eccellenza del territorio stabiese, talvolta sconosciuta ai più.