Racconteremo ai nostri figli l’adolescenza con il Covid
di Rosa Scarica (I B)
Ricordiamo tutti il momento in cui, inaspettatamente, il telegiornale rese noto che in Cina stava spopolando una nuova influenza, un virus piuttosto pericoloso con conseguenze gravi per la salute. Ognuno di noi pensò: “Beh…tanto è in Cina. E la Cina è lontana da noi!”. Magari fosse stato così… Nel giro di pochissimi mesi si diffusero virus e ansie e fummo costretti a chiudere tutto. Rimasero aperti solo negozi che vendevano prodotti alimentari e le farmacie. Noi adolescenti, all’inizio, eravamo contenti di dover stare due settimane a casa, senza fare nulla; poi le due settimane diventarono mesi di noia e isolamento. Abbiamo affrontato quasi due anni di DAD e molti ragazzi, incoscientemente, ne sono stati entusiasti, vedendo la situazione quasi come un sogno realizzato: ”Andare a scuola senza uscire”. In seguito è successo di tutto. Noi adolescenti abbiamo desiderato la vicinanza dei nostri amici, siamo diventati apatici e siamo cambiati. Abbiamo conosciuto lati nascosti, che hanno determinato il nostro nuovo modo di pensare, indossando la mascherina e rispettando le regole sul distanziamento. Abbiamo sofferto… E c’è chi, invece, per stare bene, non solo ha danneggiato se stesso, ma anche la persona accanto. In quel lungo periodo di pandemia, l’unica cosa che volevamo fare era uscire da quella stanza e soprattutto sentivamo il piacere iniziale di non andare a scuola trasformarsi in nostalgia, nostalgia della vita normale, di ritornare dietro i banchi, a sorridere, ad abbracciarci, a scherzare, a parlare senza mascherina… Ogni nostro desiderio era inesaudibile. Questa situazione ci ha insegnato non solo a goderci la vita apprezzando le cose semplici, ma anche percependo la necessità della prudenza, dell’affetto mai apprezzato, della libertà di fare bene, di non commettere errori, di ascoltare anche con il cuore. Beh… noi racconteremo ai nostri figli… come i nostri genitori fanno con noi…