La Giornata della donna, tra libertà conquistate e ancora da conquistare
di Giovannina Lo Monaco (IV H)
L’8 Marzo si celebra la Giornata mondiale della donna, una data importante su cui c’è ancora molto da riflettere e lavorare visto che la donna è sempre stata considerata come un essere inferiore rispetto agli uomini. A tal proposito, sin dai tempi antichi, la donna è sempre stata identificata come il sesso debole e, per questo, costretta ad eseguire come un soldatino quanto imposto dal sesso opposto. La donna non ha mai avuto la possibilità di replicare, non aveva diritto di voto, non poteva partecipare ad alcun tipo di cerimonia e doveva esclusivamente dedicarsi ai lavori casalinghi o ad accudire i figli. Fino a quando alcune di loro, stanche di doversi sentire inferiori, hanno cominciato a lottare mostrando al mondo di essere alla pari degli uomini. Le donne hanno ottenuto, almeno sul piano formale le stesse libertà e diritti degli uomini, anche se in molte realtà del mondo non è ancora così.
L’iniziativa di celebrare la Giornata internazionale della donna prende vita negli Stati Uniti nel 1909 per volere del Partito Socialista americano. Tale idea verrà poi resa effettiva da Clara Zatkin a Copenaghen durante la Conferenza internazionale delle donne socialiste. Inizialmente erano state proposte una serie di date per la celebrazione di tale ricorrenza ma alla fine, durante la Seconda conferenza delle donne comuniste a Mosca, si scelse l’8 marzo per la manifestazione contro lo zarismo fatta dalle donne di San Pietroburgo nel 1917.
Il simbolo di tale ricorrenza è la mimosa. La scelta è ricaduta su questo fiore perché, nel 1946, le organizzatrici di alcune celebrazioni romane cercavano un fiore che crescesse durante questo periodo e che principalmente fosse economico per cui la scelta ricadde sulla mimosa.
Oggi, purtroppo, sentiamo spesso parlare di fatti di cronaca che hanno come protagoniste delle donne, uccise dai propri fidanzati o mariti solo perché avevano cercato di lasciarli o perché stanche di subire maltrattamenti fisici o psicologici. C’è ancora tanta strada da fare per i diritti delle donne.