Lezioni di politica da Dante Alighieri
di Anna di Maio (III A)
Dante nasce a Firenze, la città più rappresentativa dell’Italia comunale e rinascimentale.
Lui ebbe una posizione politica sempre ben precisa, sia quando parteggiò per il partito dei Guelfi (il Papato) sia quando nel De Monarchia prese una posizione favorevole all’Impero. Tuttavia egli non esitò mai nel difendere gli interessi autonomistici della sua amata Firenze.
Probabilmente fu proprio per questo che divenne inviso alle due fazioni politiche della sua città ed allo stesso papa Bonifacio VIII tanto che fu accusato di baratteria (corruzione nell’esercizio di cariche pubbliche), venne sottoposto ad un processo farsa, condannato in contumacia a morte ed alla perdita di tutti i suoi possedimenti.
Egli scelse l’esilio ed ebbe così inizio il suo pellegrinaggio presso alcune famose casate italiane, durante il quale scrisse il suo capolavoro “La Divina Commedia” , dove “divina” è un termine coniato da Boccaccio per significarne sia l’argomento a carattere religioso e sia la sua intrinseca bellezza.
Oggi personalità come quella di Dante sono difficili da trovare. Dante ha rappresentato la politica (da polis) al servizio del cittadino e mai come strumento per perseguire per i propri interessi.
Questo è il motivo per cui ha pagato in prima persona per le sue scelte di cui si è assunto tutte le responsabilità anche se le conseguenze hanno finito per coinvolgere la sua famiglia.