Anna Frank, diario di un sogno infranto
di Chiara Sabatino (II R)
Sabato, 27 gennaio 2018
Giorno della memoria
Giovedì, 25 gennaio, la scuola ci ha offerto di andare a vedere uno spettacolo Shoah, per sensibilizzare sulla vita ingiusta a cui sono stati condannati moltissimi ebrei. Protagonista dello spettacolo è stata senz’altro la figura di Anna Frank, un’ adolescente ottimista, sfrontata, solare e soprattutto un’inguaribile sognatrice, come tutti noi del resto, ma purtroppo la luce dentro di lei si è spenta molto presto e i suoi sogni sono stati infranti…!
A dispetto di tutto quanto credo ancora che la gente abbia un buon cuore.
Dolci parole che provengono dall’oggetto più prezioso che Anna possedeva, “Kitty”. Infatti, è proprio grazie al suo diario che abbiamo avuto molte testimonianze sulla dura vita di un ebreo a quei tempi.
Ho letto una copia del suo diario, e questa frase mi ha toccato nel profondo, era solo una ragazzina indifesa che non era al corrente, almeno ancora per poco della crudeltà delle persone.
Eh, mia cara Anna, mi sa che ti sbagliavi di grosso, non tutte le persone hanno un buon cuore!
Germania 1933, inizio della persecuzione contro gli ebrei, sotto il comando del fuhrer, Adolf Hitler
Gli ebrei erano considerati una “razza” inferiore rispetto alla superiorità genetica della razza ariana e quindi dovevano essere sterminati.
Ma il razzismo nei loro confronti nascondeva anche motivazioni economiche che affliggevano la Germania, anche perché gli ebrei facevano parte di famiglie benestanti, possedevano infatti la maggior parte di fabbriche e negozi, anche i signori Frank. La famiglia di Anna possedeva una fabbrica, si dice di gelatine per marmellate, ma la loro vita felice non durò a lungo. Furono introdotte le leggi razziali (anche in Italia, ottant’anni fa). Gli ebrei non avevano nessun diritto, erano ritenuti una “razza” diversa e inferiore, dovevano portare una stella gialla, come quando si etichetta un oggetto da non confondere con gli altri, era qualcosa di orribile, io ancora faccio fatica a crederci. Gli ebrei che non rispettavano le leggi (o che venivano segnalati da qualcuno) venivano deportati nei lager, veri e propri campi di concentramento. Era il terrore più totale, lì dentro erano vestiti tutti uguali, erano denutriti e c’era mancanza di igiene, le persone non avevano più un nome, veniva segnato un numero sul braccio, persone senza più dignità. Non fu risparmiato nessuno: uomini, donne, bambini. Dopo la pura sofferenza li eliminavano nelle camere a gas.
Tutti gli ebrei furono costretti ad abbandonare le loro case per andare a nascondersi in posti dove i tedeschi non potessero trovarli.
La famiglia di Anna andò a nascondersi in una soffitta ad Amsterdam, insieme a un’altra famiglia, da quel momento per Anna non ci fu più la luce del giorno, furono due lunghi anni tra notte e nebbia, notte e nebbia!
Non era così facile la convivenza con altre persone e per di più in un posto così piccolo, racconta Anna nel suo diario, inoltre c’era molta paura, Amsterdam era continuamente bombardata, la guerra durò troppo a lungo e le loro speranze iniziavano a morire. Anna invece stava vivendo un periodo molto delicato della sua vita, si stava trasformando in una piccola donna, e aveva molti sogni e primi amori che però, purtroppo non sono andati oltre le pagine del suo diario…
Della famiglia Frank non è rimasta più traccia. Solo il padre, uno dei pochi, è riuscito a sopravvivere a questa crudeltà.
Io e i miei amici siamo rimasti molto colpiti da questo spettacolo, e oggi, in memoria di tutti gli ebrei, vi invitiamo ad avere ancora rispetto e a fare giustizia, per queste persone trattate senza alcuna pietà, e costrette a cambiare il loro destino senza altra scelta, trasformandolo in un inferno.